martedì 21 ottobre 2014

E se è torbido per il Sole...

Come non notare il taglio "di parte" dove sembrerebbe che questa opposizione sia un'iniziativa autonoma del sindaco pressato dai movimenti ambientalisti. Una chiusura ai 300 milioni di investimenti!!
Buona lettura (critica)

Tempa Rossa, il Comune di Taranto vieta le opere nella raffineria Eni

Il Comune di Taranto alza il tiro per vietare la costruzione delle opere del progetto petrolifero Tempa Rossa nell'area della raffineria Eni. Le commissioni Assetto del territorio e Attività produttive hanno sostanzialmente “licenziato” un atto di indirizzo che ora andrà al vaglio del Consiglio comunale per l'approvazione. Con quest'atto si chiede all'assemblea di approvare il piano regolatore del porto di Taranto ad eccezione delle opere di Tempa Rossa, cioè la costruzione di due serbatoi nei quali stoccare il petrolio in arrivo dal giacimento della Basilicata e l'allungamento di 350 metri del pontile petroli della raffineria per l'attracco delle navi destinate a caricare lo stesso greggio. Serbatoi e pontile sono le principali opere della base logistica di Tempa Rossa a Taranto ed è ovvio che a fronte di quest'indirizzo, l'Autorità portuale non potrà che adeguarsi mentre nessuna concessione edilizia sarà rilasciata dal Comune per le stesse opere.
In verità nelle commissioni del Comune si era profilata la possibilità di un compromesso rispetto alla prima ipotesi di atto di indirizzo che risale a metà settembre. Nel senso che le commissioni pensavano di proporre al Consiglio solo l'approvazione del pontile petroli, perchè può essere utilizzato anche per altri scopi, e non la realizzazione dei due serbatoi. È stato invece il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, a chiedere e ottenere che l'atto restasse nella sua formulazione originaria, col divieto di entrambe le infrastrutture, lasciando semmai al Consiglio comunale la facoltà di modificarlo. Questa formulazione rigida ha peró diviso la maggioranza di centrosinistra che governa il Comune di Taranto. Ci sono alcuni gruppi che hanno già dichiarato il voto contrario. Almeno tre le perplessità avanzate: la necessità di aspettare, prima di decidere, il progetto con cui le compagnie petrolifere di Tempa Rossa documentano l'impatto ambientale zero così come chiesto dalla Regione Puglia e dall'Arpa, l'Agenzia per l'ambiente; la possibilità che Total, Shell e Mitsui, cui fa capo Tempa Rossa, impugnino legalmente l'atto contrario del Comune, visto che anni addietro lo stesso Comune ha invece detto sì alle opere; il rischio, infine, che il divieto per i due serbatoi e il pontile petroli determini una specie di effetto-domino, bloccando anche le altre opere portuali che con Tempa Rossa non hanno nulla a che fare.
Il Comune è passato nel giro di qualche anno dal sì al no a Tempa Rossa per ragioni ambientali. Nel mirino, le emissioni inquinanti causate dalla movimentazione del petrolio - si tratta soprattutto di composti volatili - che per il Comune crescerebbero del 12 per cento aggravando la già critica situazione di Taranto per la presenza dell'Ilva. Il Comune dice di aver ricavato il 12 per cento in più di emissioni dai documenti dell'Eni, che con la raffineria è solo partner logistico delle compagnie, visto che il petrolio della Basilicata transiterà solo da Taranto e non sarà lavorato dagli impianti, che invece lavorano l'altro greggio in arrivo dalla Basilicata, quello della Val d'Agri. Total, Shell e Mitsui assicurano invece che l'investimento è a impatto zero e che questa è una delle condizioni base poste dal ministero dell'Ambiente nel rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale. L'Arpa Puglia, a sua volta, evidenzia che l'impatto zero è solo un obiettivo annunciato e non supportato da un progetto specifico, che le compagnie sono state invitate a presentare. La Regione, inoltre, ha chiesto con una delibera di giunta al ministero dell'Ambiente di rivedere l'Aia già data al progetto, che, per l'emergenza ambientale vissuta da Taranto, ora va sottoposto anche alla Valutazione di danno sanitario introdotta da una legge regionale di luglio 2012. Nel frattempo, la Regione, attraverso la commissione Ambiente, ha avviato una serie di audizioni su Tempa Rossa e il 23 ottobre toccherà alle compagnie di Tempa Rossa e all'Autorità portuale di Taranto.
Per Taranto, Tempa Rossa significa 300 milioni di investimenti e la ricaduta, come attività di cantiere valutata in almeno due anni, di 50 imprese e 300 posti di lavoro. Più corposo, invece, l'investimento in Basilicata, nell'area di Potenza, pari a 1,3 miliardi tutti di provenienza privata. Qui le prime opere sono in corso di costruzione. Nell'incontro in Prefettura a Taranto a metà settembre, il premier Matteo Renzi disse che le opere di Tempa Rossa sono strategiche anche per il porto di Taranto e che quindi vanno realizzate. Se ci sono problemi, disse Renzi, li esamineremo nel Tavolo istituzionale Taranto insediato a Palazzo Chigi. Ma il Comune, pure presente col sindaco all'incontro con Renzi, non ha atteso il Governo, nè un passo ulteriore delle compagnie, e, sollecitato anche dalla forte pressione dei movimenti ambientalisti, ha deciso di alzare un muro verso le opere di Tempa Rossa negando ogni autorizzazione. (Sole24h)

Un'altra fonte:
Si è svolta ieri a Palazzo di Città, la riunione delle commissioni Assetto del territorio e Attività produttive del comune di Taranto, sui temi del porto jonico e di Tempa Rossa. Alla presenza del presidente dell’autorità portuale Sergio Prete e dei rappresentanti dei sindacati di categoria, il Comune ha rimarcato la propria contrarietà al progetto dell’Eni. Il presidente Prete invece ha dichiarato che “novanta petroliere in più annue non rappresenterebbero un pericolo per il territorio”.  
Le due commissioni in sostanza hanno “licenziato” l’atto di indirizzo  - che andrà al vaglio del Consiglio comunale per l'approvazione – con cui si chiede all'assemblea di approvare il piano regolatore del porto di Taranto ad eccezione delle opere di Tempa Rossa, cioè la costruzione di due nuovi impianti di stoccaggio, di 180 mila metri cubi ciascuno, per convogliarvi il petrolio estratto in Basilicata. Nel porto jonico, così, arriverebbe il greggio da caricare su navi cisterne per poi essere trasportato in Francia dove gli impianti della Total provvederebbero alla raffinazione. In caso di approvazione però , Eni, potrebbe presentare ricorso al Tar impugnando una delibera del 2005 (Giunta Di Bello) che prevedeva, appunto, la realizzazione delle opere iniziali del progetto Tempa Rossa. (Cosmopolismedia)

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