martedì 23 settembre 2014

Lacchè, parenti e sindacati nel minestrone Ilva

Ilva, licenziamento del fratello di Archinà Cgil chiede reintegro

«Presenteremo una denuncia in sede penale e coinvolgeremo tutte le istituzioni, non solo il prefetto e i parlamentari, ma anche il premier Renzi che parla tanto dell’art. 18. Il lavoratore che era stato licenziato va reintegrato subito». Lo ha detto il segretario generale della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli nel corso di una conferenza stampa in cui è stata raccontata la storia di Roberto Archinà, dipendente dell’azienda Enetec dell’appalto Ilva nonchè Rsu della Fiom Cgil, che non è ancora rientrato al lavoro nonostante un provvedimento favorevole del Tribunale di Taranto, risalente al 29 luglio scorso, che ha annullato il licenziamento considerato illegittimo "poichè palesemente discriminatorio".
Il lavoratore è fratello di Girolamo Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sull'Ilva denominata 'Ambiente svendutò.  
 "Licenziato per il cognome che porto? Non so", ha detto ai giornalisti Roberto Archinà. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato, oltre allo stesso Archinà e a Stefanelli, anche il segretario generale della Cgil di Taranto Giuseppe Massafra e il legale della Cgil, Massimiliano Del Vecchio, che ha seguito personalmente la vicenda. Il licenziamento era stato motivato dall’azienda «per soppressione della posizione lavorativa di elettricista da lui ricoperta nell’ambito di una riorganizzazione aziendale a causa di una grave crisi di liquidità». Ma dalle informazioni raccolte nel corso della causa civile è emerso – ha riferito l’organizzazione sindacale - che «già da quattro anni prima, l’Archinà svolgeva, oltre alle mansioni di elettricista, anche le mansioni di assistente di cantiere, aiuto magazziniere e aiuto carpentiere non connesse con quelle soppresse». Il lavoratore, che è stato rieletto nelle Rsu, non è stato reintegrato, ma continua a percepire lo stipendio. Il sindacato denuncia la mancanza di tutele per i lavoratori grazie agli attacchi all’art. 18 e parla in maniera esplicita di un caso di mobbing. (GdM)

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