domenica 28 settembre 2014

Chi la spunterà?

Ilva, settimana decisiva sale il pressing estero

Settimana importante per l’Ilva. La società quotata in borsa, proprietaria dell’impianto siderurgico più grande d’Europa, quello di Taranto, non è affatto decotta. Anche se l’intera area a caldo dell’impianto ionico è sotto sequestro giudiziario dal luglio 2012 e l’azienda è commissariata dal governo che l’ha affidata prima ad Enrico Bondi ed ora a Piero Gnudi, il ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi ha confermato di aver ricevuto quattro o cinque offerte concrete da aziende europee ed extraeuropee. In testa alla corsa per l’acciaio italiano c’è ArcelorMittal, colosso indiano fra i leader della produzione mondiale, ma negli ultimi giorni s’è concretizzato anche l’interesse della rivale indiana Jindal i cui manager e tecnici hanno trascorso una settimana fra Genova, Taranto e Milano, visitando stabilimenti ed uffici.
Della corsa, tuttavia, potrebbero far parte anche gli arabi di Emirates ed i brasiliani della Companhia siderurgica nacional (Csn) e non si esclude un interessamento dalla Corea. Per ora ArcelorMittal è avvantaggiata rispetto agli altri per essersi presentata prima ai nastri di partenza. Durante l’estate i tecnici indiani hanno visitato gli stabilimenti e la scorsa settimana l’amministratore delegato per l'Europa, Aditya Mittal, ha incontrato il ministro Guidi ed il commissario Gnudi rivelando di voler acquisire l’Ilva in cordata con l’italiana Marcegaglia, principale cliente Ilva ed azienda leader nella lavorazione e distribuzione dell'acciaio in Italia.
Secondo fonti vicine alla trattativa, ArcelorMittal e Marcegaglia hanno chiesto al governo garanzie di protezione per l'acquirente dalle vicende giudiziarie della famiglia Riva e chiarimenti sulla questione ambientale, mettendo in chiaro di non volersi accollare oneri della passata gestione. In questi giorni i tecnici di ArcelorMittal dovrebbero avere accesso ai dati riservati di Ilva e subito dopo presentare un piano industriale. I tecnici di Jindal, intanto, hanno visitato gli stabilimento Ilva in Liguria e poi quello di Taranto.
I manager responsabili di acquisizioni e fusioni hanno visitato gli uffici amministrativi a Milano. Dalle valutazioni dei tecnici indiani, si capirà se Jindal poterà avanti la trattativa. Resta ancora da chiarire come sarà venduta l’Ilva, che per ora è per la maggior parte di proprietà della holding di famiglia dei Riva. Gli ambientalisti temono che la divisione fra il nuovo assetto societario, dove far confluire gli impianti e l’attività siderurgica e la “bad company”, dove caricare il contenzioso ambientale e i risarcimenti danni, impedisca un reale risanamento. I sindacati, invece, chiedono al governo di trovare un compratore che garantisca il livello occupazionale e faccia tornare la produzione a 10 milioni di tonnellate di acciaio l’anno. Il commissario Gnudi punta a chiudere la partita entro fine anno. (RepBa)
 

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