martedì 7 gennaio 2014

Assemblea della rete nazionale per la sicurezza e salute sul lavoro: perchè è importante esserci

Convegno della rete nazionale 
per la sicurezza e salute sui posti di lavoro
 e sul territorio 

11 gennaio 2014

                                 Biblioteca Comunale Acclavio - Taranto

Vivere in una città come Taranto significa essere continuamente esposti a cancerogeni ambientali , sostanze responsabili dell'insorgere di malattie, neoplastiche. I primi sicuramente ad essere esposti e quindi con le maggiori probabilità di contrarre un cancro sono i lavoratori delle fabbriche inquinanti. L'ultimo a morire di cancro e di fabbrica a Taranto è stato Stefano Delli Ponti. Stefano viveva si può dire in fabbrica 24 ore su 24, perchè in Ilva ci lavorava ma soprattutto la respirava per tutto il resto della giornata, avendo vissuto nel quartiere Paolo VI, in uno dei palazzi di fronte al camino E312.
Stefano era entrato a lavorare all'Ilva dal 1999. 14 anni passati in Ilva : 11 anni ha lavorato nel reparto manutenzione refrattaria in Acciaieria 2, poi come macchinista nel reparto Mof (Movimentazione ferroviaria), lo stesso reparto dove ha trovato la morte Claudio Marsella,  e infine era passato nel magazzino Carriponti. 
14 anni che gli sono costati la vita: per questa combatteva quotidianamente, fino all'ultimo. A sostenerlo anche i suoi compagni di lavoro che nel maggio del 2013 avevano per lui e per sostenere le costosissime cure contro il cancro al collo, organizzato una campagna di solidarietà: circa tremila dipendenti dell'Ilva avevano sottoscritto un documento per devolvere il corrispettivo di novemila ore lavorate o di ferie (pari a 70mila euro lordi) in favore del loro collega.
Questa "corsa contro il tempo" per curare Stefano, promossa dall'USb-Ilva di Taranto, non è  bastata a salvarlo. Stefano ha lasciato la moglie Doriana ed i suoi due figli, molto piccoli. 
Anche Stefano è entrato a far parte del triste elenco dei "90 morti" all'anno prodotti dall'Ilva, come stabilito dai medici nominati dal gip Patrizia Todisco nella perizia epidemiologica. Ma di Ilva non si muore solo per effetto di continue esposizioni ad emissioni dannose alla salute dell'uomo. Si muore anche  per mancanza di sicurezza sul lavoro. 
E chi pensa, e come Marco Zanframundo lo ha fatto concretamente, di denunciare le irregolarità sul luogo di lavoro, rischia il licenziamento.
Marco infatti è stato licenziato a settembre del 2013. Lavorava nello stesso reparto dove è morto Claudio Marsella schiacciato da un locomotore. Dal giorno dell'incidente mortale Marco insieme ad alcuni suoi colleghi avevano presentato un esposto alla magistratura  per denunciare le irregolarità del sistema sicurezza in Ilva. Marco aspetta ancora di essere reintegrato.

Alla luce di tutti questi gravi fatti accaduti dentro e fuori dell'Ilva, di sicurezza e salute nei luoghi di lavor, si parlerà in un convegno organizzato per l'11 gennaio 2014 alla Biblioteca Acclavio. A promuoverlo  la Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio che con questa iniziativa intende non solo fare il punto su questi due importanti temi, ma spingersi più avanti con un'azione: porre al centro del dibattito il processo contro il "Padron Riva e il suo sistema". 
La rete nazionale sarà il terminale unitario in questo processo giudiziario, che si pone l'obiettivo di essere prima di tutto processo popolare," attraverso la
costituzione di parte civile in forma associata gratuita e di massa di operai, lavoratori, cittadini dei quartieri colpiti, che possa permettere alle masse di pesare, esprimere la loro voce e ottenere un risarcimento di ogni genere e e tipo.
Per questo  l'assemblea al mattino vedrà la presenza dell'avvocato Bonetto di Torino, che sulla scorta dell'esperienza dei processi Thyssenkrupp ed Eternit, discuterà con operai e cittadini, la piattaforma e il metodo che possa essere applicati alla costituzione di parte civile a questo processo "

L'assemblea inizierà la mattina alle ore 9.30. E proseguirà fino al pomeriggio, dalle 15 in poi. Nella seconda parte l'assemblea "farà il punto del lavoro della RETE con tutti i rappresentanti nazionali.

Sarà presente all'iniziativa anche un lavoratore dell’Istituto Tumori di Milano che conosceva Stefano Delli Ponti. Ci sarà  - scrive in una lettera riportata su tarantocontro- perchè ? "perché penso che questo sia un dovere verso Stefano e tutti gli operai uccisi da questo sistema. Venite – incontriamoci. Uniamo le energie. Solo con la lotta e la determinazione possiamo rendergli più lieve il viaggio senza ritorno che non hanno deciso loro. La solidarietà di classe, si fa e basta. Solo così possiamo guardare negli occhi i nostri figli e le future generazioni, e fargli intravedere un futuro Nuovo che cambi lo stato di cose presenti."

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