giovedì 30 maggio 2013

Ora pro nobis..

Mater Gratiae e dintorni. Un complesso di discariche sorto dentro e intorno alla omonima cava

Riflettori sulla "Mater Gratiae". Toponimo derivante da una omonima chiesetta, un tempo meta di pellegrinaggio per i devoti dei "Tamburi". Dopo la devastazione operata nella zona negli anni '60 per far posto al paesaggio industriale è stata dimenticata. Diroccata e coperta di rovi la chiesetta oggi è quasi inaccessibile, come lo è stata l'informazione sulle attività dell'Italsider/Ilva sino a circa 15 anni fa.
Per "Mater Gratiae", occorre riferirsi ad un complesso di discariche sorto dentro ed intorno alla omonima cava da cui si estrae calcare per produrre acciaio. Un enorme e composito comprensorio per lo smaltimento di materiali tossici e nocivi che comprende la discarica di categoria "ex 2B" per rifiuti speciali non pericolosi, le "nuove vasche" localizzata a sud - est della cava e la nuova discarica di ctg "ex 2C" per i pericolosi. Ma l'utilizzo di quest'area rimanda anche ai primordi dell'attività dello stabilimento. Sin dagli inizi è stata sfruttata per lo stoccaggio di residui di lavorazione di vario genere. Agli anni '70 risale l'esercizio di vasche sul lato Nord – Ovest della cava per lo stoccaggio provvisorio di fanghi industriali ed altre per quelle di residui oleosi. La cava è di dimensioni enormi (330 ha) e priva di un acquifero superficiale. Nonostante la ragguardevole profondità (circa 50 mt.), non di rado sono spuntate oltre il piano di campagna enormi piramidi di loppa e scorie di varia provenienza impiantistica. Magari, con la base priva di impermeabilizzazione e di sistemi di raccolta delle acque piovane. Nell'82 la magistratura indagò su una strana moria di uccelli nei pressi delle vasche.
Piuttosto anomalo è che quest'area non sia stata inserita nel SIN di Taranto per le bonifiche con obblighi relativi. La conferenza nazionale ha comunque riscontrato come i piezometri di monitoraggio della falda profonda sottostante le discariche non siano ubicati nei punti giusti. I dubbi sull'attendibilità dei dati forniti dall'Ilva negli anni passati appaiono quindi del tutto legittimi. Rimane da stabilire quanto abbiano pesato nel rilascio di autorizzazioni quanto sostenuto dall'azienda in una sua nota del sett. 2007 :"Sembrerebbe che la presenza delle discariche non influenzi la qualità delle falde". Affermazioni messe in discussione dalle analisi dell'Arpa negli anni successivi, pur sussistendo il problema del valore di fondo della falda non rilevato nel passato.
Problemi giudiziari inerenti lo smaltimento di residui industriali in quest'area si riscontrano anche nel passato. Con sentenza definitiva di Cassazione nel 2000 sono stati condannati dirigenti della "Nuova Italsider" di stato per gestione di discarica abusiva protrattasi sino al 31.11.96. Più di recente si segnalano sequestri compiuti nel 2009 per stoccaggio di grandi quantità di pneumatici, legnami contaminati, fanghi, etc. ll fronte delle discariche comprende anche quelle lungo il fronte sinistro della gravina di Leucaspide utilizzate in epoche remote, tra gli anni '60 e '70, fuori da ogni controllo e con effetti devastanti prima dell'adozione di una organica legislazione nazionale di settore. Nonché la "Due mari", con una volumetria di circa 4 mln di mc, adiacente alla "Mater Gratiae" ed esaurita di recente. Nelle vicinanze, ancora, l'ex cava Briotti e la ex cava Frascolla in vario modo colmate con materiale dell'Ilva negli anni '80. Più in là la cava "Lamastuola" e la cava "ex Cementir".
L'ondata di arresti dei giorni scorsi scaturisce da un'inchiesta della Procura su una discarica realizzata (la menzionata di categoria "ex 2C") ma in realtà mai entrata in esercizio. Il rilascio dell'autorizzazione alla costruzione risale al 2008. L'impianto si compone di due moduli da 150 mila mc/cad. La richiesta di esercizio ha avuto un percorso molto tortuoso non ancora conclusosi. In prima istanza è stata rigettata con determina (n. 206 del 15.12.2008) del dirigente Romandini. Su ricorso dell'Ilva il TAR ha successivamente annullato questa determina con sentenza del 18.06.2009. Allo stato attuale la pratica è stata assorbita dalle procedure in corso di rilascio dell'AIA a livello nazionale.
Di "Mater Gratiae"si parlò tanto nella prima metà degli anni '90. In via di esaurimento le discariche "S. Giovanni" e "Vergine", per prevenire l'emergenza rifiuti nel 1992 Provincia ed Ilva pubblica siglarono un accordo per la disponibilità di un'area ubicata nella parte Nord - Est della cava da destinare a discarica di rsu a titolarità pubblica. Il sito fu inserito nel piano provinciale. Ne seguì uno scontro con l'allora sindaco Cito favorevole invece al sito Italcave (vicenda per cui fu condannato e poi assolto in appello). Scelta, quest'ultima, che suscitò molte proteste. Nel quartiere "Tamburi" era ancora vivo il lezzo che ne ammorbava gli abitanti quando tra gli anni '60 e '70 il Comune utilizzava "S. Teresa" per smaltire i propri rifiuti. Tra le varie iniziative, si ricorda una manifestazione promossa da Legambiente e dal "Comitato Tamburi per l'ambiente" svoltasi il 1° marzo 1997. Il sito "Mater Gratiae" fu superato dal piano provinciale dei rifiuti del '95 ma il progetto di discarica per rsu presso l'Italcave si arenò.
La discarica di categoria "ex 2B" è stata realizzata con autorizzazione rilasciata dalla Provincia nel 1998 ed ha una volumetria complessiva di 1.200 mc.. Attualmente ne è in esercizio il 4° lotto con autorizzazione del 2008. Tra i vari rifiuti smaltiti rientrano anche le polveri derivanti dagli elettrofiltri dell'agglomerato. Nonostante i rilievi sulla dislocazione dei pozzi spia, dalle analisi effettuate dall'Arpa, tra nov.2009 e dic. 2011 sulla falda profonda, sono emersi valori superiori alla Soglia di Concentrazione (CSC) per Solfati e soprattutto Piombo e Nichel.
A sud - est della cava, sul piano di campagna, è sita la discarica denominata "nuove vasche" (ex ctg. 2 C) costituita da tre vasche (vol. compl. di 51.600 mc) utilizzate per lo smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi. In via di esaurimento (ultima autorizzazione nel 2008), furono progettate negli anni '80 dal prof. Cotecchia e tra i collaudatori annovera il dr. Virtù, all'epoca responsabile del settore chimico del PMP dell'ASL. Ossia dell'ente preposto al controllo ambientale del territorio. Lo stesso Virtù conduceva attività imprenditoriale che lo portava a contatto con aziende di cui doveva occuparsi per compiti di ufficio. Nonostante le denunce anche penali di Legambiente e "Caretta Caretta" nei sui confronti, il dr. Virtù intraprese una brillante carriera prima come responsabile di tutto il PMP e poi dell'Arpa. Questa discarica per anni, come denunciato dalla Polizia Provinciale, è stata priva di un adeguato sistema di recupero delle acque meteoriche. Alcune irregolarità nella gestione furono riscontrate nell'ispezione predisposta nel 2000 dall'allora ministro per l'ambiente W. Bordon. L'ultima vasca è stata autorizzata dal Commissario Delegato nel 2001, a cui sono seguite varie proroghe in rapporto alle novità normative nel frattempo intervenute. Del 2008 è la determina (n.39) di approvazione del suo piano di adeguamento. Tra l'altro ne subordinava l'efficacia agli esiti di una VIA ancora da effettuarsi.
Con l'imminente esaurimento della discarica "Due Mari", nel 2004 l'Ilva aveva presentato un nuovo progetto da realizzarsi nei nuovi spazi ricavati con la coltivazione della cava. La volumetria prevista era di circa 2.900.000 mc per smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi ctg "ex 2B". Il progetto ha anche ottenuto il parere favorevole condizionato di compatibilità ambientale nel maggio 2010 da parte della Regione. Ma sembra essere stato stoppato.
La vicenda discariche dell'Ilva è attualmente in capo al Ministero dell'Ambiente. L'AIA avrebbe dovuto essere rilasciata per tutte le attività dello stabilimento entro aprile 2008. Il provvedimento è stato invece varato nell'agosto 2011, prevedendo prescrizioni al limite dello scandaloso e stralciando il settore discariche. Neanche il nuovo termine del 31 gennaio 2013 previsto dal riesame dell'AIA è stato rispettato. Il fronte delle discariche rimane così in un limbo amministrativo a tutto vantaggio dell'Ilva. Del resto anche la conferenza nazionale sul SIN non ha ancora concluso il procedimento sulle bonifiche dopo circa 12 anni dal suo insediamento. Gli stessi provvedimenti da essa adottati per la messa in sicurezza della falda contaminata (relativa all'intero stabilimento) sono stati a loro volta sistematicamente annullati dal TAR di Lecce su ricorso dell'azienda. Chissà se arriverà il tempo del giudizio anche per politici e burocrati con responsabilità di livello nazionale.
Legambiente - Leo Corvace.

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