domenica 7 aprile 2013

Totonumeri e gente vera!

 Taranto, diecimila al corteo contro l’Ilva: “Istituzioni assenti perché complici
 Al grido di “Taranto libera” circa diecimila persone hanno sfilato in corteo per le vie del centro cittadino ionico rivendicando il diritto alla salute e a sostegno di una “magistratura libera e indipendente dal potere politico, capace di tutelare la nostra salute quando il potere politico si volta dall’altra parte” come ha spiegato Alessando Marescotti, uno degli organizzatori. Un’iniziativa promossa anche in virtù della decisione della Consulta che il prossimo 9 aprile si dovrà pronunciare sulla legimittimità costituzionale della legge “salva-Ilva”. In prima fila i medici, i farmacisti che in camice bianco hanno chiesto alle istituzioni maggiore attenzione per la delicata situazione sanitaria nel territorio jonico, “Ogni famiglia – ha spiegato il dottor Colucci – a Taranto ha il suo caduto, possono essere malattie all’apparato circolatorio, respiratorio, malattie autoimmuni che stanno colpendo la tiroide in maniera esponenziale. Quasi tutti i tarantini, sono malati di tiroide”. Assenti le istituzioni locali, tra cui anche il sindaco, nonché pediatra, Ippazio Stéfano, fortemente contestato da Fabio Matacchiera “Hanno fatto bene i politici a non venire qui, perché i politici sono complici di questo disastro”  (di Luigi Piepoli Fattoquotidiano)




In una piazza della Vittoria riempita di sagome di cartone a testimoniare i morti per inquinamento, si è conclusa a Taranto la manifestazione organizzata da associazioni ambientaliste e cittadini contro l’inquinamento provocato dallo stabilimento Ilva. L’aumento di mortalità per alcune malattie registrato nella zona di Taranto secondo i dati del Ministero della Salute riportati dalle associazioni ambientaliste in questa infografica di Centimetri:



Taranto, in piazza contro la 'salva Ilva' cinquemila contro la salute negata
Un grande serpentone, con i medici in prima fila, ma anche le mamme. Poco prima delle 13 s'è fermato nel centro di Taranto che si era riempito per tutta la mattinata (oltre cinquemila persone) per il corteo organizzato dalle associazioni ambientaliste. Con in testa i medici in camice bianco, (ma anche numerosi anziani e disabili) a testimoniare il dramma dei tanti tarantini che hanno perso la vita a causa dell'inquinamento; loro che ogni giorno "lottano contro il cancro e le gravi patologie generate dall'inquinamento". Associazioni, cittadini comuni, numerosi medici appunto e qualche rappresentante istituzionale (c'è il deputato del movimento Cinque Stelle, Alessandro Furnari) si sono prima concentrati dinanzi all'Arsenale da dove il corteo si è srotolato su via Di Palma.
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"Purtroppo, di fronte alle sacrosante ordinanze della magistratura il governo, con molti partiti, ha messo il bastone tra le ruote ai magistrati e dato una mano alla famiglia Riva, forse anche perchè hanno preso dei soldi negli anni scorsi". Lo ha detto il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. "Noi - ha aggiunto - come Prc abbiamo una posizione molto chiara. Per tenere insieme il lavoro e l'ambiente, che sono le due questioni da salvaguardare, bisogna obbligare i Riva a tirare fuori i soldi che hanno guadagnato in questi anni e a fare tutte le bonifiche e tutti gli interventi necessari". Non basta - ha concluso Ferrero - perchè bisogna rendere pubblica l'azienda e salvaguardare il lavoro. Non è possibile continuare a inquinare così e non è possibile dall'altra parte buttare a mare 20 mila persone".
Il primo striscione diceva tutto: "Taranto, miniera di diamanti ricoperta da monnezza". E anche le mamme si sono fatte sentire: "Corte costituzionale, ricordati di me", diceva uno striscione issato da una donna con una freccia che indica il figlio nel passeggino. Secondo Fabio Matacchiera, presidente della fondazione antidiossina, "Taranto scende in piazza per rcelamare il diritto alla salute e perchè proprio la salute vale molto di più dell'acciaio".
C'era anche un'immagine di papa Francesco. "Taranto era bella, ora santa perche' martire e povera. Vieni Francesco": questa la frase scritta su un cartello portato a mano da una manifestante. Nel corteo è comparso anche uno striscione di 'Amici di Mauro Zaratta', il padre di Lorenzo, un bimbo che ora ha 3 anni e vive in Toscana e che sin dalla nascita ha contratto una grave forma tumorale tanto da aver perso già quasi completamente la vista. Nel corteo c'è stato chi ha portato anche un enorme crocifisso a simboleggiare il 'martirio' che la città di Taranto subisce da anni a causa dell'inquinamento proveniente dal siderurgico.
Tra i manifestanti anche gruppi del comitato 'No al carbone' di Brindisi e del comitato che si oppone al raddoppio dell'inceneritore di Massafra, paese ad una dozzina di chilometri da Taranto. 
"La situazione è drammatica. Non c'è giorno in cui non faccio una diagnosi di tumore". Lo ha detto Gennaro Viesti, primario pneumologo della casa di cura Villa Verde di Taranto, uno dei medici che partecipa alla manifestazione.
"Voglio lanciare - ha aggiunto il medico - un grido di allarme per tutte le malattie respiratorie che a Taranto sono le uniche in aumento. Sono un costo non solo per le famiglie ma anche per la società".
La situazione drammatica è stata confermata anche da una radiologa del presidio onco-ematologico dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto. "Non riusciamo a fare argine - diceva la dottoressa - c'è un oceano di persone che ha bisogno di cure, con patologie sempre più gravi e di età sempre più giovane".

Martedì, invece, appuntamento a Roma, quando al vaglio della Consulta passerà la cosiddetta legge "salva Ilva". La domenica nella città jonica è stata dei movimenti che sono scesi in piazza contro la legge 231 del 24 dicembre scorso che autorizza l'Ilva a produrre e a commercializzare quanto prodotto prima del 3 dicembre, data della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto da cui è poi nata la legge di conversione.
In corteo ci sono state anche le mamme "No al carbone", pronte a sostenere anche il sit-in che si terrà nella capitale il 9 aprile davanti al palazzo della Corte Costituzionale quando sarà valutata la legittimità della legge 231 a seguito delle eccezioni di costituzionalità sollevate nei mesi scorsi dal gip, Patrizia Todisco, e dal Tribunale dell'appello. La manifestazione a Taranto e il sit-in a Roma sono stati indetti proprio a ridosso del pronunciamento della Consulta e a pochi giorni dal referendum consultivo, pro o contro la chiusura parziale o totale dell' Ilva, che si terrà nel capoluogo jonico il 14 aprile, non senza polemiche.
L' obiettivo finale è la cancellazione di una legge che, a detta di molte associazioni ambientaliste, "mette un freno alla magistratura che indaga sui reati contro l'ambientee la salute". Come denunciano le mamme "No al carbone", "questa legge riguarda tutti gli stabilimenti inquinanti d'interesse strategico nazionale e purtroppo toglie alle procure la possibilità di compiere sequestri degli impianti".
Intanto nel giorno della manifestazione contro l'inquinamento prodotto dall'Ilva, il comitato ambientalista Legamjonici ha annunciato di aver depositato presso la Procura di Taranto un esposto-denuncia per il presunto mancato rispetto della normativa Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) e la "omessa applicazione dell'articolo 29-decies del D.lgs. 128/2010, che costituisce il recepimento della direttiva comunitaria sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento".
Nell'esposto si fa riferimento all'Ilva, al Ministero dell'Ambiente e della Salute, al Ministro dell'Ambiente attualmente in carica Corrado Clini, al Sindaco e al Prefetto di Taranto. I sottoscrittori, è detto in una nota, "chiedono che l'autorità giudiziaria proceda nei confronti dei soggetti sopra menzionati, nonchè di tutti gli altri che eventualmente dovessero risultare responsabili con particolare riferimento a fatti, azioni e omissioni in danno della salute pubblica". (Repubblica)

E ora qualche chiacchiera...

Amati: “Per Taranto parola d’ordine ambientalizzazione”
“SPERO che la manifestazione di oggi a Taranto concorra ad abbattere un luogo comune, quello sulla possibilità, e da subito, di far funzionare l’impianto contemperando i diritti alla salute e al lavoro.” Lo ha dichiarato il Consigliere regionale Fabiano Amati, commentando l’esito della manifestazione svoltasi questa mattina a Taranto ed organizzata dal ‘Comitato 7 aprile’ per protestare contro l’inquinamento ambientale provocato dallo stabilimento ILVA.
“Nell’immediato – ha detto – l’unico contemperamento possibile tra i diritti di salute e lavoro attiene alla trasformazione in concreto della questione Taranto in questione nazionale, con pronta disponibilità di congrue risorse finanziarie in favore dei lavoratori, nel mentre si compiono tutte le attività di bonifica ed ambientalizzazione dell’area industriale e dei centri abitati vicini. Non è possibile combinare alcun diritto, tanto per fare qualche esempio, se prima non si eliminano tutte le fonti di esposizione ai rischi di malattia e morte per immissioni nell’aria o per dispersione di sostanze nocive nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque; se prima di usare le acque marine non si mettono in sicurezza le gallerie di prelevamento sottostanti il quartiere Tamburi; se prima non si sostituisce l’uso dell’acqua dolce prelevata dal Sinni con quella ultra affinata da produrre nell’impianto ‘Gennarini-Bellavista’.
La combinazione tra salute e lavoro non è un punto di partenza ma solo l’approdo di un percorso che dovrebbe partire da un rigoroso processo di ambientalizzazione dell’area industriale e dei centri abitati vicini, che allo stato è proprio ciò che manca. Confondere l’approdo con il percorso rischia di mettere in discussione la più ovvia e ragionevole considerazione di priorità nel combinare salute e lavoro.” (Statoquotidiano)

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