venerdì 30 novembre 2012

C'erano dubbi... soprattutto su Tarantosera?

La macchina del fango made in Ilva. Gli articoli? "Scritti direttamente dall'azienda"
I fili dell’Ilva partivano dal siderurgico per infilarsi nelle redazioni dela stampa locale. Una rete di carta (e antenne) che aveva lo scopo di condizionare l’opinione pubblica. E’ lo scenario che emerge dall’ordinanza del gip di Taranto. Che scrive: “Per raggiungere i suoi obiettivi, l'addetto alle relazioni esterne del gruppo Girolamo Archinà veniva supportato da Pietrangelo Putzolu, direttore della sede tarantina del Nuovo Quotidiano di Puglia e Michele Mascellaro, direttore di Taranto Sera. Putzolu è arrivato a ospitare una rubrica firmata da tale Angelo Battista, fantomatico "esperto ambientale". Dietro quella firma si nascondeva lo stesso Archinà. Con la benedizione della famiglia Riva 


I fili dell’Ilva partivano dal siderurgico per infilarsi nelle redazioni dei giornali locali. Una rete di carta (e antenne) che aveva lo scopo di condizionare l’opinione pubblica. E’ lo scenario che emerge dall’ordinanza del gip di Taranto. Che scrive: “Per raggiungere i suoi obiettivi, l'addetto alle relazioni esterne del gruppo Girolamo Archinà veniva supportato da due direttori di quotidiani locali, Pietrangelo Putzolu, direttore della sede tarantina del Nuovo Quotidiano di Puglia e Michele Mascellaro, direttore di Taranto Sera.
Putzolu (poi rimosso dal suo incarico) è arrivato a ospitare una rubrica firmata da tale Angelo Battista, fantomatico “esperto ambientale”, inventato di sana pianta da Archinà, che in realtà scriveva gli articoli di proprio pugno.
Nel luglio 2010, un’analisi dell’Arpa certifica la presenza di berillio sui terreni del rione Tamburi. Il sindaco di Taranto, Ippazio Stèfano emana un’ordinanza che vieta ai bambini del quartiere di frequentare le aree contaminate. Ma il direttore dell’Agenzia, Giorgio Assennato,  descrive il provvedimento eccessivo perché non ci sono studi che accertano una relazione tra danni alla salute e presenza di berillio. Per l’Ilva è un occasione imperdibile per screditare Stefàno e Assennato, principali ostacoli all’ingranaggio del siderurgico.
Archinà, scrive il gip, “appresa la notizia” di una contraddizione tra l’Arpa e il suo direttore generale  “s’ingegna per sfruttarla al meglio e insinuare dubbi sulle precedenti analisi ambientali”. Allo stesso tempo è un’occasione per “attaccare il sindaco di Taranto”. L’arma per colpire quei bersagli è la stampa.

CONTINUA...


Il 24 agosto 2010, il Nuovo Quotidiano di Puglia pubblica un articolo firmato da Angelo Battista, esperto ambientale, che smentiva l’Arpa.  In realtà Angelo Battista non esiste: “E’ un’invenzione di Archinà”. Come dimostra l’intercettazione del 25 agosto tra Putzolu e Archinà:
Archinà - Ti ho chiamato per sapere se dobbiamo alimentare la polemica oppure lasciar perdere…perché vanno alla ricerca di questo Battista…
Putzolu - Mò l’unica cosa che questi dicono ma ‘sto Battista non esiste, come dobbiamo fare?
Archinà - No no niente non dicono nulla…il discorso era un altro…se vogliamo alimentare visto che sta avendo successo
Putzolu – E dipende da cosa abbiamo portato a casa…perché secondo me su ‘sta storia li abbiamo zittiti su alcuni aspetti…
Archinà - Secondo te?
Putzolu - Li abbiamo zittiti perché si devono stare attenti a non dire cazzate…capito?
Archinà - E infatti…infatti…tant’è vero che stranamente…mi ha chiamato Assennato
Putzolu – Sì
Archinà - Perché mi ha mandato la riserva (un documento relativo al berillio, ndr) cha ha mandato alla Regione […] vabbè…ho detto, guardi professore…secondo me lei e Battista avete detto la stessa cosa, cioè avete detto che le bonifiche non andavano fatte…ora se vogliamo alimentare…ma si tratta solo di alimentare la polemica
Putzolu- Questa è la sostanza
Archinà - E battista che ha detto?
Putzolu - Eh, appunto…
Archinà - risata- Ha detto la stessa cosa o sbaglio?
Putzolu - Secondo me non ci conviene ce la dobbiamo tenere di riserva…casomai qualcuno va a tornare ce la teniamo di riserva…capito?
Archinà - Eh, allora ce la teniamo di riserva
Putzolu – eh, esatto…
Archinà decide allora di “tenere di riserva” il documento in cui Assennato esprime le sue perplessità sul provvedimento di Stefàno. Per il moment basta l’articolo a firma “Battista” per sortire l’effetto desiderato. Assennato invia a Putzolu una nota a sua firma, indirizzata al “Dott. Angelo Battista c/o Nuovo Quotidiano di Puglia”, nel quale il direttore generale dell’Arpa scrive: “Egregio dott. Battista, nell’articolo in oggetto viene espresso un punto di vista non corretto …”. Putzolu, ancor prima di pubblicarla, gira la lettera di Assennato ad Archinà.
Il sindaco Stèfano, però, non si ferma. Rinnova l’allarme berillio e spinge per una maggiore tutela dei cittadini. A quel punto Archinà punta sul rapporto riservato di Assennato in suo possesso. E contatta ancora Putzolu.
Dopo l’appello del sindaco, Archinà si spazientisce. Chiama il direttore della sede tarantina del Quotidiano di Puglia: “Domani niente, faccio circolare…quella…ti ricordi che ti parlai della relazione di Assennato. A ‘sto punto mò sa da fa. La mando solo a te e a Taranto Sera”.
Puntualmente, il 31 agosto, Taranto Sera pubblica una “Esclusiva: documento top secret dell’Arpa smentisce tutto. Un affare di milioni dietro la finta emergenza berillio”. Mascellaro, direttore di Taranto Sera, e Archinà si complimentano a vicenda:
Archinà- Azzo! Ma hai visto? Tutti i giornali ti hanno seguito eh!
Mascellaro - Che mi tieni a fare a me?
Archinà - Hai fatto uno scoop hai fatto…
Mascellaro – L’ho scritto pure: “Nostra esclusiva”.

La strategia è scritta, come afferma lo stesso Mascellaro durante la conversazione: “Dicendo che Assennato sbaglia, allora dirò: ‘Ma Assennato quando dice che il 99% del benzoapirene viene dall’Ilva è affidabile?”
Archinà è orgoglioso della sua propaganda. In una telefonata al direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso si lagna di non essere certo che “i signori Riva non si sono resi conto che sono io che sto manovrando…”. I Riva, invece, sapevano tutto, come testimonia una intercettazione tra Fabio Riva e Capogrosso.
Fabio Riva: “Ma chi c’è l’ha in mano ‘sta roba qua?
Capogrosso - Ce l’aveva Archinà[…]“E’ tutto pilotato, sappiamo”
Fabio Riva - Sì sì pilotato, lo sapevamo

La pervasività del “metodo Ilva” è affermata senza mezzi termini nell'ordinanza: “Archinà aveva la possibilità di manipolare la maggior parte della stampa locale che, con sistematicità, risultava accondiscendente alle indicazioni e ai sui suggerimenti”.
L’emergenza berillio” è una crepa nel rapporto tra Assennato e Stefàno. Archinà ha lo scopo di trasformarla in una frattura. E suggerisce a Mascellaro di “cavalcare la polemica” sulla bonifica del rione tamburi.
Ogni volta che un politico o un tecnico segnala gli effetti catastrofici dell’Ilva sulla vita di Taranto, i giornali amici tornano utili. Da Assennato e Stèfano, il mirino si sposta sul senatore Roberto Della Seta, senatore del Pd “reo” di aver promosso “iniziative parlamentari ritenute altamente dannose per il siderurgico perché riguardano l’imposizione di nuovi limiti di benzo(a)pirene”.  E così riappare dal nulla Angelo Battista. “Senti! C’è Angelo Battista”, dice Archinà a Putzolu. “Vuole spazio, molto spazio. Per domani?”. L’articolo a comando, inviato dalla mail personale dei Archinà, arriva sulla scrivania di Putzolu. L’8 agosto il Quotidiano di Puglia pubblica il pezzo, firmato Battista e intitolato “Le bugie del senatore Della Seta sul decreto Benzo(a)pirene”.
Mascellaro e Putzolu non sono i soli giornalisti che intrattengono rapporti più o meno opachi con l’Ilva. Nelle carte della procura ci sono anche i nomi di Gaspare Cardamone (editore della tv tarantina Studio 100) e Walter Baldacconi, direttore delle news dell’emittente.
Baldacconi e Cardamone si sarebbero incontrati con il responsabile comunicazione dell’Ilva, Alberto Cattaneo. Archinà, intercettato, racconta al direttore di Taranto Sera Mascellaro che Cattaneo è rimasto – scrive il gip - “impressionato dal fare estorsivo di Cardamone finalizzato a ricevere congrue somme da parte dell’Ilva in contropartita alle quali avrebbe adottato una linea editoriale favorevole a quest’ultima”.
Anche in questo caso le telefonate certificano che i Riva erano a conoscenza di una trattativa che riguardava “spot, redazionali e spazi”. Per i magistrati, l’Ilva sborsa per la pubblicità “120 mila euro”. Sarebbero la prova che “Il pressing di Cardamone ha portato a una sostanziosa commessa pubblicitaria”. Il contratto pubblicitario sarebbe però “un escamotage per mascherare la dazione di danaro da parte dell’Ilva al gruppo Cardamone per ottenere una linea editoriale favorevole”.
di Paolo Fiore e Lorenzo Lamperti (Affaritaliani)

APPROFONDIMENTI

 

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