venerdì 10 agosto 2012

Meglio di no!

I Riva: «faremo da soli per quel che ci compete»
«Faremo da soli, per quel che ci compete». È la frase che il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante ha trasmesso ai sindacati come reazione della famiglia Riva alla sentenza del Tribunale del riesame. Da Milano non erano filtrate indiscrezioni sul faccia a faccia tra Ferrante e i Riva. Ieri, il presidente ha incontrato i segretari delle organizzazioni sindacali, Fiom Cgil (Stefanelli), Fim Cisl (Panarelli) e Uilm (Talò) nella direzione dello stabilimento siderurgico. Durante il colloquio è spuntata una frase che indicherebbe, stando alla lettura di Ferrante e dei sindacati, la volontà dei proprietari dello stabilimento siderurgico di non ricorrere ad aiuti finanziari esterni per la parte di investimenti che toccherà fare all’azienda in termini di ambientalizzazione degli impianti. Certo bisognerebbe capire, ma al momento non è possibile, se «per quel che ci compete» è frase riferibile almeno alla volontà del patron dell’Ilva Emilio Riva - che rimane agli arresti domiciliari - e se dentro la «competenza» c’è l’intenzione di eseguire le prescrizioni stabilite nell’ordinanza di sequestro dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico da parte della magistratura.
Nel vertice sindacale, il presidente Ferrante e i segretari sindacali hanno discusso dell’utilizzo degli impianti, che restano sotto sequestro e sottoposti al vincolo dell’azione dei custodi giudiziari. L’ex prefetto ha insistito sulla necessità di leggere le motivazioni della decisione presa dal Tribunale del riesame per chiarire meglio le prospettive aziendali. La produzione all’Ilva continua. «Bisognerà capire - spiega il segretario generale della Uilm Antonio Talò - cosa contengono le motivazioni del Tribunale del riesame per definire il futuro assetto degli impianti dell’area a caldo. Se e come dovranno marciare e se ci saranno conseguenze occupazionali».
Per ora non si parla di cassa integrazione: «Non è all’ordine del giorno» spiega Talò. Ma più di qualcuno pensa a un processo irreversibile. L’Ilva a un bivio: o cambia radicalmente, con lo smantellamento dell’area a caldo così com’è e un profondo cambiamento negli impianti e nella produzione, oppure sarà lenta e progressiva l’agonia, la chiusura prevista dall’ordinanza dal gip sotto altre forme per decisa volontà aziendale: stop con progressivo spegnimento; o «effetto Belleli», come fu la lenta fine del colosso delle piattaforme petrolifere. Ma questo certamente senza più i Riva e con un dramma occupazionale di cui nelle scorse settimane si è visto il prologo. «L’Ilva deve passare dalle parole ai fatti. È per la città è il momento di riflettere» chiosa Talò della Uilm. «Riflettano tutti soprattutto i “liberi e pensanti”» dichiara il sindacalista alludendo all’associazione di cittadini che ha contestato il sindacato in piazza. E che oggi tornerà a manifestare ai Tamburi. (Fulvio Colucci - GdM)

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