mercoledì 5 novembre 2008

Un po' di "saga" familiare: i Riva a Genova


Emilio Riva e i suoi figli Claudio e Fabio Arturo, ai vertici delle Acciaierie di Cornigliano, sono stati condannati alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione, senza i benefici della condizionale, oltre al pagamento delle spese processuali e al «risarcimento del danno causato all’Associazione Per Cornigliano, a Legambiente e alla Federazione dei Verdi» che si erano costituiti parte civile. Una sentenza, quella pronunciata ieri dal giudice Luisa Carta del tribunale di Genova, per certi versi clamorosa che arriva al termine di un complesso procedimento penale avviato nel 2001, quando «Per Cornigliano», guidata da Cristina Pozzi, aveva citato in giudizio l’imprenditore per inquinamento.
All’epoca, l’avvocato Roberto Damonte, che patrocinava i cittadini riuniti nell’associazione, aveva presentato un esposto alla magistratura corredato dalle firme di oltre mille residenti nella delegazione, esasperati per il progressivo deterioramento della qualità dell’aria e le pesanti conseguenze sulla salute attribuite alle emissioni degli impianti dell’Ilva. Da lì, l’avvio del procedimento penale che sarebbe culminato, tre anni dopo, nella testimonianza di un gruppo degli stessi componenti dell’Associazione Per Cornigliano.
E proprio in seguito a queste testimonianze - ricorda adesso Cristina Pozzi - il giudice «ha esteso il reato di inquinamento ambientale oltre la chiusura della cokeria, comprendendo anche l’attività dell’altoforno. Nel marzo dello scorso anno, infine, lo stesso magistrato ha ammesso la costituzione di parte civile della nostra associazione, che intanto aveva corredato l’esposto con una ventina di cartelle cliniche a ulteriore chiarimento della insostenibilità della situazione ambientale». (Il Giornale)

6 ottobre 2006
Condanna senza condizionale a un anno e quattro mesi di carcere nei confronti di Emilio, Claudio e Arturo Fabio Riva. Il Tribunale di Genova ha accolto l'esposto di Legambiente, Verdi e associazione "Per Cornigliano" sulle emissioni nocive rilasciate nell'aria dalle acciaierie Ilva, nel ponente Genovese. I vertici dell'azienda siderurgica dovranno ora vedersela con una ventina di persone colpite da malattie croniche alle vie respiratorie (asma nella maggior parte dei casi, ma anche cancro ai polmoni), che intendono procedere con la causa civile.
"La sentenza e' utile per il futuro - ha commentato Cristina Pozzi, presidente dell'associazione di quartiere - anche se l'Ilva continuera' a funzionare con la lavorazione a freddo". Emilio Riva fu condannato in Cassazione, il 29 settembre 2005, per emissioni fuori legge di polveri e gas riversati su alcuni quartieri di Taranto. L'8 marzo 2006, sempre in Cassazione, ancora una condanna, per frode processuale e tentata violenza privata nei confronti di alcuni dipendenti dell'Ilva di Taranto. (Agr)

La condanna è stata inflitta «senza condizionale», in considerazione del fatto che - sottolinea una nota di Legambiente - «si tratta di soggetti recidivi con recenti condanne pregresse già passate in giudicato. Emilio Riva - aggiunge sempre Legambiente - il 29 settembre dello scorso anno è stato definitivamente condannato in Cassazione a sette mesi di reclusione,
poi convertiti in pena pecuniaria di 8mila euro, per emissioni fuori legge di polveri e gas riversati su alcuni quartieri a Taranto, e successivamente, l'8 marzo di quest'anno, sempre in Cassazione, è stato condannato definitivamente a un anno e sei mesi per frode processuale e tentata violenza privata nei confronti di numerosi dipendenti dello stabilimento di Taranto». Per effetto, comunque, della legge recente sull'indulto, le pene sono interamente condonate.
Sul piano legale, resta il fatto che la sentenza di ieri è molto pesante,anche perché - sottolinea ancora Legambiente - se la terza condanna di Riva venisse venisse confermata e l'imprenditore dovesse incorrere in un altro, anche minimo, «infortunio» giudiziario, si potrebbe configurare la possibilità del ritiro immediato delle licenze d'esercizio dei suoi impianti in Italia. «D'ora in poi, quindi - insiste Cristina Pozzi - sarà più difficile per Riva fare liberamente ciò che vuole sulla nostra pelle come in passato. l'Associazione Per Cornigliano, dopo questa sentenza, è ancora più forte. Ma noi, come sempre, vigileremo e lotteremo per tutelare il nostro diritto alla salute» (Adunanze).

A pagina 33 de "Il secolo XIX" del 12 ottobre 2007
C'è un articolo sulla riconversione: il Comitato per Cornigliano denuncia in un esposto ai carabinieri "Il crollo diffonde nell'aria sostanze inquinanti". Per demolire le strutture sono state usate cariche esplosive.

Grazie Peppe

Nessun commento: